C’è una cosa strana che succede guardando Black Mirror 7. Non è più solo quella classica sensazione di ansia post-visione, quel malessere da “oddio potremmo finirci davvero dentro”. No, questa volta succede qualcosa di diverso.
Guardi questi episodi e, ad un certo punto, realizzi:
“Ah, ma non è più il futuro. È adesso.”
Ed è forse la cosa più disturbante di tutte.
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Non più solo tecnologia cattiva. Ma persone normali che fanno cose da incubo.
La nuova stagione abbandona un po’ il gusto di raccontare solo gadget impossibili e mondi distopici iper-tecnologici. Qui dentro trovi molto di più: rapporti umani spezzati, nostalgia usata come arma, classismo digitale, vuoti di potere, voglia disperata di fuggire da una realtà che non ci piace più.
Non sempre serve un chip nel cervello per rovinare la vita a qualcuno.
A volte basta una password. O l’assenza di memoria. O la troppa memoria.
Episodi che ti entrano sotto pelle (ma senza schiaffoni gratuiti)
Non tutti sono capolavori – com’è normale – ma è difficile uscire dalla visione senza avere almeno un episodio che ti rimane addosso come una macchia.
→ Common People è quel tipo di storia che sembra dolce, poi ti devasta piano piano. La tecnologia qui è solo il pretesto per raccontare quanto può essere spietata una società che trasforma anche l’eternità in abbonamento premium.
→ Hotel Reverie è un trip nostalgico in salsa malinconica che ti spiazza. Non per effetti speciali, ma per quel senso di tristezza che ti lascia addosso. Perché a volte i ricordi sono trappole perfette.
→ E poi c’è il ritorno del mondo USS Callister, che è puro fan service ma fatto bene, con gusto, senza strafare. Fa sorridere, fa riflettere, e ci ricorda quanto il potere nelle mani sbagliate sia sempre tossico, anche in uno stupido videogioco.
Black Mirror 7 non ti vuole scioccare. Ti vuole fregare.
Ed è proprio qui che sta la mossa geniale di questa stagione: non cerca più l’effetto wow forzato. Non ti lancia addosso l’invenzione assurda o il finale alla “plot twist tanto per far casino”.
Questa volta ti lavora dentro piano. Ti racconta storie che sembrano persino banali all’inizio. Ma poi, quando finisce, ti resta quel silenzio. Quel fastidio. Quella voglia di controllare se anche tu, magari, non sei già finito dentro lo specchio nero.
Spoiler: sì, ci sei dentro.
In definitiva?
Black Mirror 7 non è una stagione che ti stende in 5 minuti. È più subdola. È meno violenta. Ma molto, molto più sottile.
È quel tipo di serie che quando ti accorgi della cosa più inquietante… è già troppo tardi.
Quanta Black Mirror c’è nella vostra vita di tutti i giorni?