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La vita straordinaria di Ibelin: quando il virtuale diventa reale

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film

Cosa significa davvero vivere?
Questa è la domanda che ci accompagna per tutta la durata di La vita straordinaria di Ibelin, il documentario Netflix che racconta la storia di Mats Steen, un ragazzo norvegese affetto da distrofia muscolare di Duchenne, e del suo alter ego digitale nel mondo di World of Warcraft, Ibelin.

Eppure, questa non è una storia sul gaming. È una storia di umanità, di connessioni, di emozioni vere che sbocciano in un luogo dove i corpi non contano. E dove le parole, i gesti, le azioni – per quanto virtuali – possono avere un impatto potente, più reale di quanto immaginiamo.

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Un’esistenza che sembrava ai margini

Mats ha vissuto la sua vita fisica in modo limitato: una malattia degenerativa gli ha tolto la possibilità di muoversi, di esplorare il mondo come avrebbe voluto. Ma non gli ha tolto la voglia di viverlo, quel mondo. Lo ha fatto in un altro modo. Attraverso uno schermo, sì. Ma con una presenza e un’intensità che hanno lasciato il segno su centinaia di persone.

Come Ibelin, nel mondo di Azeroth, ha costruito una vita piena. Ha riso, ha pianto, ha fatto amicizie profonde. E lo ha fatto in un luogo dove non contava che non potesse camminare. Dove contava solo chi era davvero, dentro.

Un racconto che va dritto al cuore

Il documentario alterna testimonianze reali, frammenti di chat, ricostruzioni animate e momenti delicati e potenti con la famiglia di Mats. Tutto è curato con sensibilità e rispetto, e non c’è mai pietismo: c’è la volontà di raccontare una vita piena. Non “nonostante”, ma attraverso le sue difficoltà.

Il momento in cui i genitori, dopo la sua morte, scoprono la portata dei legami che aveva creato nel mondo online, è uno di quelli che non si dimenticano. È lì che capiamo quanto poco sappiamo, spesso, delle vite interiori di chi ci sta vicino. E quanto i mondi virtuali possano essere veri.

Un invito a rivedere le nostre idee sul digitale

Spesso si parla di videogiochi, social, ambienti digitali come se fossero qualcosa da temere o da evitare. Questo film ci chiede di fare un passo indietro, di guardare meglio. Di capire che la rete, quando usata con umanità, può connettere le persone in modo straordinario.

Per Mats, non era una fuga. Era casa. Era vita vera.

Perché guardarlo

Perché commuove, ma non ricatta.
Perché fa riflettere, ma senza mai appesantire.
Perché ci ricorda che dietro ogni nickname c’è una persona, con sogni, dolori, battaglie e speranze.
E perché ci lascia una verità potentissima: non serve essere fisicamente ovunque per lasciare il segno nel mondo.


La vita straordinaria di Ibelin è una lettera d’amore alla vita stessa, in tutte le sue forme.
Una testimonianza preziosa di come il coraggio, la gentilezza e la voglia di connettersi possano superare ogni barriera. Anche quella del corpo. Anche quella della morte.

4o

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