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Everything Everywhere All at Once: recensione del multiverso emotivo tra caos, famiglia e redenzione

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film
Everything Everywhere All at Once immerge lo spettatore nella vita di Evelyn Wang, proprietaria di una lavanderia in California, travolta da crisi fiscali, una relazione in crisi e un legame difficile con la figlia Joy. Quando scopre di essere una delle molte Evelyn in una rete infinita di universi paralleli, le viene affidata la missione di salvare l’intero multiverso.

Una famiglia spezzata che mappa l’universo

Il nucleo della storia è l’articolato rapporto tra Evelyn, il marito Waymond, la figlia Joy e il padre autoritario. La scelta narrativa dei registi Daniels fonde introspezione familiare e follia visiva, trasformando il caos cosmico in metafora delle tensioni generazionali, culturali e identitarie ereditarie.

Multiverso visionario con anima umana

Tra universi in cui Evelyn diventa star del kung‑fu, altre dove vive vite surreali come rock o piñata, il film usa effetti visivi assurdi non per impressionare, ma per rappresentare possibilità di vita e desideri inespresse. Ogni salto è un cambiamento di prospettiva profondo, che ribalta la realtà con ironia e lirismo.

Performance che elevano il racconto

Michelle Yeoh è la guida attraverso il caos: riesce a restituire vulnerabilità, ironia e forza interiore in modo magistrale. Ke Huy Quan offre spunti di leggerezza e profondità; Stephanie Hsu incarna Joy e Jobu Tupaki con versatilità commovente. Jamie Lee Curtis è l’audace contrasto emotivo nei panni dell’auditor IRS capricciosa.

Cosa funziona

  • Sceneggiatura senza sprechi: ogni gag, dettaglio o elemento visivo ha uno scopo narrativo.

  • Messaggio esistenziale potente: tra empatia, dolore e riflessione, il film dice che la gentilezza può diventare superpotere.

  • Rappresentanza e immaginario asiatico-americano: il racconto riflette con sensibilità il conflitto culturale e identitario.

  • Record agli Oscar: vincitore di sette statuette, tra cui Miglior Film e Migliori Attori, è uno dei film più premiati della storia.

Dove inciampa

  • Azione e visivo sopraffatti: chi cerca una storia lineare potrebbe smarrirsi nella frenesia spaziale del ritmo narrativo.

  • Alcuni temi sottili non approfonditi: il multiverso è ricco di spunti, ma scorrenti più che meditati.

  • Critiche al sovraccarico simbolico: l’assurdo visivo può apparire fine a se stesso.

Bilancio finale

Everything Everywhere All at Once è un’opera multiforme: sci-fi, commedia, melodramma e poesia miscela esplosiva. Celebra il caos come esperienza universale, regalandoci un film che sconvolge, commuove e induce a riflettere. Il trionfo ai premi internazionali è meritato: non solo per la sua ambizione visiva, ma per la forza emotiva e intellettuale che offre.

Il nostro voto

★★★★★ 5 su 5
Un film rivoluzionario che trascende il genere: visivamente audace, narrativamente unico e profondamente umano.


✅ Pro & Contro

Aspetti positivi Aspetti negativi
Performance memorabile (Yeoh, Quan, Hsu) A volte troppo simbolico per chi cerca narrazione lineare
Equilibrio perfetto tra dramma familiare e caos visivo Molti universi e temi riducono il focus emotivo
Messaggio universale dentro un’immersione nei dettagli personali Alcuni passaggi possono risultare eccessivamente stravaganti