Queer, adattamento cinematografico del romanzo di William S. Burroughs, segue William Lee (Daniel Craig), scrittore americano espatriato negli anni ’50, il cui desiderio ossessivo verso un giovane soldato – Eugene Allerton (Drew Starkey) – diventa motore emotivo di un film che unisce erotismo, dipendenza e alienazione.
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Obsessiva attrazione tra Messico e Sud America
Ambientato tra i bar notturni della Città del Messico e la vegetazione psicotropa dell’Ecuador, il film racconta un’ossessione a crescere, amplificata dalla ricerca dello yagé: una sostanza che promette telepatia. La relazione tra Lee e Allerton muta costantemente, oscillando tra desiderio silente e tensione confessionale.
Daniel Craig e una performance che travolge
Craig regala probabilmente la migliore interpretazione della sua carriera: un uomo solo che implode sotto il peso dell’assenza corporea e dell’aspirazione sentimentale. L’interpretazione è fragile, potente, fragile ancora, tra il romanticismo e l’auto-distruzione. Drew Starkey aggiunge calore e ambiguità emotiva, mentre il resto del cast arricchisce con dettagli sottili un’opera essenziale.
Visione e ritmo: tra sacralità sensoriale e caos narrativo
Il film è costruito come un organismo caldo e inquieto: girato con scenografie stilizzate e toni vintage, alterna momenti lirici e visivi a sequenze allucinate che riflettono l’interiorità del protagonista. Il ritmo è volutamente discontinuo: unico, provocatorio, a volte alienante.
Cosa funziona
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Interpretazione di Craig: intensa e destabilizzante, cuore pulsante del film.
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Atmosfera sensoriale: erotismo visivo ed esotismo vintage che trasformano il racconto in esperienza immersiva.
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Tema dell’ossessione: sentimento estremo come lente narrativa ed emozionale. theguardian.com+3filmireland.net+3rendyreviews.com+3theaustralian.com.au+4es.wikipedia.org+4decider.com+4
Dove inciampa
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Struttura narrativa frammentata: manca un filo conduttore forte, il film può risultare confuso o eccessivamente astratto.
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Emotività disomogenea: la seconda parte perde parte della tensione iniziale, scivolando in simboli visivi incompleti.
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Accessibilità limitata: chi cerca una storia lineare o contesti chiari potrebbe restare disorientato. it.wikipedia.org
Bilancio finale
Queer rappresenta un’opera marcatamente personale di Guadagnino: cine-saggio sensuale sull’ossessione, possibilità e identità. Non è un film facile, ma è memorabile, in grado di scuotere le convenzioni narrative e visive. Viene celebrato per la performance sopra le righe di Craig e per uno stile audace che ostenta bellezza e disfacimento in egual misura.
Il nostro voto
★★★½☆ 3.5 su 5
Un film potente e visivamente stupefacente, che soffre di incoerenza ma entusiasma chi cerca impegno sensoriale ed emotivo, oltre la narrazione tradizionale.
✅ Pro & Contro
Aspetti positivi | Aspetti negativi |
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Craig in stato di grazia | Narrativa frammentata e talvolta dispersiva |
Visione estetica unica, sensoriale | Accessibilità emotiva limitata |
Tratto lirico dell’ossessione | Seconda metà meno incisiva |