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Trainspotting: il cult generazionale di Danny Boyle

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film

Uscito nel 1996 e diretto da Danny Boyle, Trainspotting è molto più di un film: è un manifesto culturale. Basato sul romanzo di Irvine Welsh, racconta le vicende di Mark Renton (Ewan McGregor) e dei suoi amici Sick Boy, Spud e Begbie nella Edimburgo degli anni ’90. Giovani tossicodipendenti senza prospettive, oscillano tra l’euforia della droga e il baratro della distruzione personale.

Il celebre monologo iniziale “Choose life” (Scegli la vita) introduce uno dei film più iconici della sua epoca: un grido di ribellione e, allo stesso tempo, una denuncia spietata di una generazione disillusa.

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Tra eccessi e abissi

Il film alterna momenti di comicità grottesca a scene crude e disturbanti. L’eroina diventa rifugio e condanna, mentre i rapporti di amicizia si intrecciano con tradimenti, violenza e la ricerca disperata di un senso di libertà. Spud rappresenta la fragilità, Sick Boy il cinismo, Begbie l’istinto violento e incontrollabile. Renton è colui che, pur immerso nello stesso mondo, cerca una via di fuga.

Danny Boyle e la rivoluzione visiva

Lo stile registico di Boyle è energico, visionario e innovativo: movimenti di macchina veloci, montaggi ipnotici e sequenze diventate leggendarie — come quella del water “più sporco di Scozia” o il bambino sul soffitto durante l’astinenza di Renton. La colonna sonora, con brani di Iggy Pop, Underworld e Lou Reed, contribuisce a fissare Trainspotting nell’immaginario collettivo.

Cosa funziona

  • Iconografia potente: ogni scena è diventata simbolo di una generazione.

  • Colonna sonora leggendaria, perfettamente fusa con le immagini.

  • Cast memorabile, con Ewan McGregor e Robert Carlyle sugli scudi.

  • Regia innovativa, che ha rivoluzionato il cinema britannico degli anni ’90.

Dove inciampa

  • Contenuti scioccanti, non adatti a tutti per crudezza visiva.

  • Struttura episodica, che può sembrare frammentata.

  • Assenza di redenzione vera e propria, che lascia lo spettatore con un amaro in bocca.

Bilancio finale

Trainspotting è un’opera che ha segnato un’epoca: un film generazionale, corrosivo e disturbante, ma anche irresistibilmente affascinante. Racconta senza filtri il fascino e l’orrore della dipendenza, diventando un cult immortale.

Il nostro voto

★★★★★ 5 su 5
Un film che ha cambiato il cinema europeo degli anni ’90. Crudo, visionario e indimenticabile.


Pro & Contro

Aspetti positivi Aspetti negativi
Regia innovativa e rivoluzionaria Scene forti e disturbanti
Colonna sonora cult Struttura frammentata
Cast memorabile con McGregor e Carlyle Mancanza di vera catarsi
Icona culturale di un’intera generazione

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