Quando uscì nel 2010, Senna di Asif Kapadia non era solo un documentario sportivo: era un esperimento narrativo unico. Niente interviste in studio, niente narratore onnipresente: solo immagini d’archivio, comunicati, riprese di gara e frammenti di vita che parlano da soli. Il risultato è un film che non racconta Senna, lo fa rivivere.
Lo spettatore viene trascinato negli anni d’oro della Formula 1, tra gli anni ’80 e ’90, in un mondo di velocità, pericoli e rivalità incandescenti. Al centro c’è Ayrton Senna, campione brasiliano, talento naturale e uomo guidato da una fede incrollabile.
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La rivalità con Prost e l’ascesa al mito
Una delle parti più coinvolgenti del documentario è il racconto della rivalità con Alain Prost. Due opposti: l’istinto puro contro la razionalità calcolata. Kapadia costruisce questo duello con ritmo quasi da thriller, mostrando i giochi politici dentro la FIA, le tensioni nel paddock e la determinazione di Senna a non cedere mai.
Parallelamente, emerge anche l’Ayrton privato: il ragazzo timido, religioso, legatissimo al Brasile e alla sua gente. Non un’icona patinata, ma un uomo che affronta paure, responsabilità e un destino che sembra già scritto.
Imola ’94 e il silenzio che resta
Il film conduce, inevitabilmente, verso il weekend del Gran Premio di San Marino del 1994. La tragedia è raccontata con rispetto e sobrietà, senza indugiare nel morboso, ma lasciando che siano i volti, i suoni e i silenzi a trasmettere tutto il dolore di quei momenti.
È qui che il documentario si trasforma da racconto sportivo a memoria collettiva: la fine di una carriera troppo breve e la nascita di una leggenda che ancora oggi resiste.
Perché guardarlo
Senna non è solo per gli appassionati di Formula 1. È cinema puro, che unisce adrenalina, emozione e riflessione. Racconta un campione che ha incarnato il coraggio, la fragilità e la grandezza, e lo fa con un linguaggio accessibile a chiunque. È una celebrazione, ma anche un requiem.
Pro & Contro
✔️ Pro | ❗ Contro |
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Uso esclusivo di immagini d’archivio che rende il racconto autentico | Alcuni aspetti della vita privata restano in secondo piano |
Ritmo narrativo che tiene incollati come un film di fiction | Necessita un minimo di contesto storico sulla F1 degli anni ’80-’90 |
Emozione pura, capace di colpire anche chi non segue lo sport | Inevitabile tristezza nella parte finale, difficile da rivedere più volte |
Ritratto umano oltre che sportivo |
Valutazione: ★★★★★ (5/5)