Con Una battaglia dopo l’altra, Paul Thomas Anderson entra in un territorio che non gli è mai stato del tutto esplorato: la rivolta politica, i simboli armati, la radicalizzazione e il tradimento. Il film è liberamente ispirato al romanzo Vineland di Thomas Pynchon e mescola satira, azione, dramma familiare e follia collettiva.
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Cosa funziona
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Ambizione totale: Anderson non vuole fare un film “normale”. Inserisce elementi spettacolari (inseguimenti, esplosioni, sequenze corali) insieme a momenti intimisti che scavano nei personaggi.
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Ironia e contraddizione: l’ironia non è elemento accessorio, ma parte integrante della visione: la rivoluzione è feroce, ma spesso assurda; il potere è deriso e temuto allo stesso tempo.
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Cast in stato di grazia: DiCaprio, Taylor, Penn, Del Toro e gli altri danno spessore e carisma anche a ruoli complessi e non lineari.
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Temi contemporanei: il film parla di potere bianco, proteste, immigrazione, controllo sociale — ma lo fa senza sembrare “predicatorio”: le contraddizioni emergono, le linee tra buoni e cattivi si confondono.
Dove inciampa
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Narrazione frammentata: i salti temporali, le sottotrame multiple e le digressioni a volte rendono il film complesso da seguire per chi cerca linearità.
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Personaggi secondari poco definiti: qualche volto rimane sullo sfondo, con motivazioni poco espresse.
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Tono altalenante: si passa da sequenze spettacolari a momenti contemplativi che rallentano la tensione.
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Ambizione che può sovrastare la coerenza narrativa: in alcuni punti il film sembra voler “dire troppo”, sacrificando chiarezza per dimensione.
Pro & Contro
✔️ Pro | ❗ Contro |
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Visione autoriale potente e audace | Struttura narrativa difficile da seguire inpassi |
Interpretazioni emozionanti e coinvolgenti | Personaggi secondari che avrebbero meritato più spazio |
Unire politica, azione e introspezione | Rallentamenti che rischiano di spezzare l’onda emotiva |
Il coraggio di affrontare temi divisivi | Alcune derivazioni ideologiche percepite come schematiche |
Valutazione: ★★★★☆ (4/5)
Impressione finale
Una battaglia dopo l’altra è un film che pretende uno sguardo partecipe e resistente. Non è un film pacifico, né comodo: è un film che grida, che propone, che scuote. È anche difettoso, ma è vivo — e in un tempo in cui il cinema sembra spesso impaurito, questa urgenza rende il lavoro di Anderson meritevole di essere vissuto in sala.