C’è una linea sottile tra mito e tragedia, e Billy the Kid la percorre passo dopo passo. La serie firmata da Michael Hirst non è solo un western, ma un viaggio psicologico nel cuore dell’uomo dietro la leggenda.
Il giovane Henry McCarty – interpretato da Tom Blyth – è fragile e furioso allo stesso tempo, costretto a sopravvivere in un mondo che non perdona. Le sue scelte non sono quelle di un eroe, ma di chi cerca disperatamente di restare vivo.
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Fin dai primi episodi, il racconto alterna scene di violenza asciutta e realistica a momenti di malinconia, in cui Billy guarda un orizzonte che sembra sempre più lontano. Non ci sono santi né mostri, solo uomini spinti oltre il limite.
La regia e la fotografia sono tra i punti più forti: polvere, luce, deserti e silenzi compongono un West che non è più quello romantico, ma quello dei disillusi. La serie è brava a togliere il superfluo, a non celebrare la leggenda ma a scavarla, fino a mostrare la verità più amara: dietro il nome che tutti ricordano c’è un ragazzo che voleva soltanto non morire anonimo.
Non mancano, però, i difetti: qualche episodio riempitivo, personaggi secondari poco sviluppati e alcune licenze narrative che alleggeriscono la tensione. Ma quando Billy the Kid colpisce, lo fa con una potenza visiva ed emotiva che riporta in vita lo spirito più autentico del western.
✅ Pro & ❌ Contro
✔️ Punti forti | ❗ Limiti e debolezze |
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Ritratto umano e fragile dell’outlaw | Personaggi secondari poco approfonditi |
Regia e fotografia straordinarie | Qualche episodio “riempitivo” |
Azione intensa ma mai gratuita | Alcune scelte narrative forzate |
Colonna sonora e atmosfera impeccabili | Ritmo altalenante nella seconda parte |
Valutazione: ★★★★☆ (4/5)