Ci vuole un certo coraggio per toccare Troll 2 del 1990.
Coraggio… o incoscienza.
Netflix ha scelto la prima strada (o almeno così dice), portando sullo schermo un reboot che non prova a copiare l’originale, ma a reinventarlo completamente, evitando il rischio più grande: diventare trash di nuovo, ma senza ironia.
Il risultato?
Un film strano, ambizioso, imperfetto, che prende la mitologia assurda del vecchio Troll 2 — goblin vegetariani che trasformano gli umani in pappa verde — e la aggiorna con un tono dark fantasy più serio, più visivo, più “prestige horror” alla Netflix.
Non è un capolavoro, ma almeno non è un disastro.
È un film che ci prova, e a volte ci riesce.
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Trama (senza spoiler)
La storia segue Nora, giovane botanica che torna nella cittadina montana di Nilbog — sì, il nome è lo stesso — dove anni prima suo fratello è scomparso misteriosamente.
La comunità sembra calma, gentile, ospitale. Troppo ospitale.
Presto emerge che Nilbog custodisce un segreto antico: creature che non sono troll, non sono goblin, ma una cosa nel mezzo, nate da un equilibrio malato tra natura e magia corrotta.
Il film abbraccia un folklore rinnovato: magia verde, radici che si muovono, rituali agrari, metamorfosi inquietanti.
Niente comicità involontaria.
Qui il verde non fa ridere.
Fa schifo. E fa paura.
Cosa funziona
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L’atmosfera: buia, fangosa, umida, piena di radici, muschio e luce verde malata.
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La reinterpretazione dei “troll”: non più mascheroni ridicoli, ma creature modellate sul folklore europeo, con design organico e disturbante.
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La protagonista: Nora è credibile, fragile ma determinata.
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Il tono horror: finalmente il film punta alla tensione vera, non al trash accidentale.
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I richiami meta: piccole citazioni al film del ’90 piazzate qua e là, senza trasformarlo in parodia.
Cosa non funziona
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La sceneggiatura è altalenante: alcune spiegazioni del folklore sono buttate lì.
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Il ritmo ha cali evidenti, soprattutto nella parte centrale.
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La CGI a tratti balla, specie nelle scene in piena luce.
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Il finale è affrettato: si sente l’odore del “setup per un sequel”.
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La paura vera arriva tardi, dopo quasi mezz’ora di introduzione.
Valutazione finale
Troll 2 (2025) non ha l’obiettivo di replicare il mito trash del passato.
E fa bene.
È un film che cerca una sua identità: più horror, più moderno, più serio, più oscuro.
Ha difetti, certo.
A momenti inciampa, in altri sorprende. Ma almeno, questa volta, si ride solo quando vuole il film — non del film.
È un reboot imperfetto ma onesto, adatto agli amanti dell’horror leggero con venature fantasy.
Voto: 6,8 / 10
Pro e Contro
| Pro | Contro |
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| Atmosfera dark convincente | Ritmo disomogeneo |
| Mostri progettati bene | CGI non sempre riuscita |
| Idea di folklore rinnovata | Trama con buchi qua e là |
| Buona protagonista | Finale troppo veloce |
| Citazioni al cult del 1990 | Mancanza di originalità totale |
Curiosità
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Il nome Nilbog compare ancora… ed è sempre Goblin al contrario.
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La produzione ha dichiarato di aver volutamente evitato il tono comico: il reboot doveva essere un horror “serio”.
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Alcune creature sono realizzate con prostetici pratici, non solo CGI.
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Nel film è presente un cameo di un attore del Troll 2 originale, ma nascosto sotto trucco pesantissimo.