Ci sono thriller che partono piano, quasi distratti, e poi ti stringono alla gola senza preavviso.
Down Cemetery Road appartiene proprio a questa categoria: una storia apparentemente quotidiana che, nel giro di pochi minuti, si trasforma in una spirale di inganni, spie, segreti di stato e scelte morali che non lasciano scampo.
La protagonista è Zoe Boehm, donna brillante, sarcastica, emotivamente disordinata, che non è un’investigatrice professionista ma finisce come una miccia accesa nel posto sbagliato.
Tutto parte da un’esplosione domestica. Un incidente. Una bambina scomparsa.
E una vicina di casa, Sarah Tucker, che non crede alla versione ufficiale e coinvolge Zoe in una ricerca che comincia come atto di empatia… e finisce per diventare sopravvivenza pura.
La serie è tratta dal romanzo di Mick Herron, autore di Slow Horses, e si sente.
Il tono non è quello dei thriller eleganti: è ruvido, ironico, moralmente ambiguo. Un racconto che non ti dice mai chiaramente di chi fidarti.
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Una protagonista diversa dal solito
Zoe non è l’investigatrice classica:
non è eroica, non è sempre lucida, non sa quando fermarsi.
E proprio per questo funziona.
È il tipo di personaggio che affonda le mani nel problema e poi si accorge di non avere idea di come tirarsi fuori.
La sua umanità imperfetta è il motore di tutto: osserva troppo, pensa troppo, si caccia nei guai troppo velocemente. Eppure, ogni sua scelta ha conseguenze reali, spesso dolorose.
Un thriller che cresce, episodio dopo episodio
La serie parte con un tono quasi casuale, da dramma domestico.
Poi si apre, si allarga, svela una rete di interessi e vecchi peccati che arriva fino ai livelli più pericolosi del potere.
Gli episodi mantengono un ritmo misurato ma costante: non c’è mai un’esplosione fine a sé stessa, ogni rivelazione è un passo in avanti verso una verità che non rassicura nessuno.
E quando arrivano i pezzi grossi del mondo dell’intelligence… la storia cambia peso.
Cosa funziona
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Zoe Boehm come protagonista imperfetta e irresistibile.
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Il tono sarcastico e disilluso, tipico della scrittura di Herron.
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La costruzione lenta ma efficace del mistero.
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Atmosfera britannica cupa, realistica, senza fronzoli.
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Un finale che non consola, ma chiude coerentemente.
Dove inciampa
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La serie può sembrare troppo lenta agli spettatori abituati ai thriller americani pieni di colpi di scena.
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Alcuni personaggi secondari meritavano più spazio e motivazioni più solide.
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Il mondo dell’intelligence appare interessante ma a volte solo abbozzato, come se si preparasse il terreno per una seconda stagione.
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L’umorismo secco e amaro potrebbe non piacere a chi cerca un tono più lineare.
Valutazione finale
Down Cemetery Road è un thriller intelligente, ironico, cupo, che prende il suo tempo per costruire tensione e personaggi.
Non è la serie perfetta, né la più esplosiva del genere, ma è una storia ben scritta, recitata con intensità e costruita con un realismo che non cerca di sedurre: vuole farti pensare.
Se cerchi un thriller che non ti imbocchi e che lasci un retrogusto amaro, questa è una scelta solida.
Voto: 7,6 / 10
Pro e Contro
| Pro | Contro |
|---|---|
| Protagonista umana e complessa | Ritmo lento per alcuni spettatori |
| Mistero solido e credibile | Secondari non sempre approfonditi |
| Ironia tagliente ben dosata | Mondo “da spie” solo accennato |
| Scrittura intelligente | Tono poco adatto a chi vuole azione continua |
| Finale coerente e non scontato | Mancanza di momenti realmente spettacolari |
Curiosità
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Il personaggio di Zoe Boehm fa parte dello stesso universo narrativo dei romanzi che hanno ispirato Slow Horses.
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La serie mantiene il tono cinico e disincantato dei libri, preferendo la psicologia all’azione.
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L’autore Mick Herron è noto proprio per protagonisti imperfetti e moralmente grigi.