Shelby Oaks segue un giovane investigatore ossessionato da una serie di videocassette che documentano eventi inquietanti legati a una presunta entità maligna. Le registrazioni sembrano collegate alla scomparsa di una donna e a un luogo isolato noto come Shelby Oaks. Più l’indagine avanza, più il confine tra realtà, suggestione e orrore diventa labile.
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Shelby Oaks – Il covo del male nasce come progetto profondamente indipendente e lo si percepisce fin da subito. Il film sceglie di costruire la paura lentamente, affidandosi a un’atmosfera cupa, a immagini disturbanti e a un uso controllato del found footage, piuttosto che a jump scare continui.
La prima metà funziona bene: il mistero è intrigante, la tensione cresce in modo graduale e il film riesce a trasmettere un senso costante di disagio. Le videocassette, volutamente sporche e frammentarie, evocano un horror analogico che richiama certi cult degli anni ’90 e primi 2000, più interessati a suggerire che a mostrare.
I problemi emergono quando la narrazione prova a tirare le fila. Shelby Oaks accumula domande, simbolismi e indizi, ma non sempre riesce a trasformarli in una rivelazione davvero soddisfacente. Il finale divide: ambizioso nelle intenzioni, ma poco incisivo sul piano emotivo e narrativo. Alcune spiegazioni restano vaghe, lasciando una sensazione di incompiutezza più che di mistero deliberato.
Va però riconosciuta al film una forte coerenza stilistica e una sincera passione per il genere. Non è un horror pensato per spaventare tutti, ma per chi apprezza un approccio più cerebrale e atmosferico. Chi cerca paura immediata potrebbe restare deluso; chi ama l’horror che si insinua lentamente, invece, troverà spunti interessanti.
Voto finale
★★★☆☆ (6,5/10)
✅ Pro e ❌ Contro
Pro
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Atmosfera inquietante e curata
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Uso efficace del found footage
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Identità autoriale chiara e coerente
Contro
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Ritmo lento per molti spettatori
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Finale poco risolutivo
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Paura più suggerita che realmente incisiva
Curiosità
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Il film è il debutto alla regia cinematografica di Chris Stuckmann, noto in precedenza come critico e youtuber.
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Il progetto è stato finanziato in parte tramite crowdfunding, con un forte coinvolgimento della community horror.
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Le videocassette sono state realizzate con tecniche analogiche per ottenere un effetto visivo volutamente disturbante.