Ci sono film biografici che raccontano un personaggio.
E poi c’è Air, che racconta un’idea.
Un’intuizione, un salto nel vuoto, un rischio economico e umano che avrebbe potuto far crollare una piccola divisione Nike… e invece ha cambiato la storia della cultura sportiva.
Ben Affleck dirige un film che non parla davvero di basket, ma di persone ostinate: quelle che credono in qualcosa che ancora non esiste.
Il protagonista non è Michael Jordan, che nel film si vede pochissimo, ma Sonny Vaccaro, uomo di marketing con una visione troppo grande per essere ignorata.
Sonny vede ciò che nessuno vuole vedere:
Jordan non è solo un rookie promettente.
È la futura icona.
Il volto di una rivoluzione.
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Un film di dialoghi e tensione invisibile
Air è costruito come un thriller senza violenza: è un film di telefonate, incontri, porte che si chiudono, accordi che rischiano di saltare.
La forza sta nella scrittura: brillante, tagliente, piena di ritmo.
Ti ritrovi coinvolto in una battaglia che riguarda scarpe, contratti, diritti d’immagine… eppure l’adrenalina è altissima.
Matt Damon fa un Sonny Vaccaro imperfetto, testardo, umano.
Ben Affleck interpreta Phil Knight come un misto di arroganza, spiritualità aziendale e ansia da prestazione.
Viola Davis, nel ruolo della madre di Jordan, regala uno dei personaggi più incisivi del film: calma, autorevole, impenetrabile.
Perché funziona
Il film riesce a rendere epico qualcosa che, sulla carta, non lo è.
Non c’è basket, né schiacciate né ci sono partite.
Eppure senti il peso di ogni scelta.
Perché Air parla del momento in cui una decisione commerciale diventa identità culturale.
È il racconto di come una scarpa sia diventata simbolo di talento, ambizione, stile e desiderio.
E quando arriva la scena della presentazione della prima Air Jordan… capisci perché questa storia meritava di essere raccontata.
Cosa non funziona
Non tutto è perfetto:
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Alcuni momenti sembrano cesellati per “piacere” al pubblico, troppo puliti per essere veri.
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La narrazione è molto idealizzata: si percepisce la volontà di dipingere Nike come visionaria senza scavare troppo nelle sue ombre.
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Chi non ama i film basati quasi solo sui dialoghi potrebbe avvertire monotonia.
Però, nel complesso, il film mantiene un equilibrio notevole.
Valutazione finale
Air – La storia del grande salto è un film che scorre, diverte, emoziona e, soprattutto, riesce a trasformare una trattativa commerciale nel racconto di un mito.
È cinema di parola, di idee, di ambizioni.
Un inno al rischio e alla fiducia cieca nel talento.
Non rivoluziona il genere, ma lo fa brillare.
Voto: 8 / 10
Pro e Contro
| Pro | Contro |
|---|---|
| Cast in stato di grazia | Alcuni passaggi troppo idealizzati |
| Dialoghi brillanti e ritmo perfetto | Chi non ama film “di parola” potrebbe annoiarsi |
| Regia elegante e leggera | Jordan come figura simbolica può deludere chi voleva più “basket” |
| Storia avvincente pur senza azione | Finale un po’ prevedibile |
| Ottimo equilibrio tra emozione e ironia | Narrazione molto pro-Nike |
Curiosità
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Michael Jordan ha accettato il progetto solo se il ruolo della madre fosse centrale.
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Affleck ha scelto di non mostrare il volto di Jordan per non trasformare il film in un’imitazione.
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Molti dettagli degli anni ’80 sono riprodotti con maniacale fedeltà, dalle scrivanie ai cataloghi.
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Il film è diventato uno dei più apprezzati del 2023 nella categoria “business drama”.