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Chicago P.D. – La giustizia non è mai bianca o nera

Quando pensi al classico poliziesco americano, ti vengono in mente luci al neon, sirene e inseguimenti. Ma Chicago P.D. — spin-off di Chicago Fire e parte dell’universo creato da Dick Wolf — va oltre.
È una serie che mostra il volto crudo della legge, dove gli eroi sbagliano, i buoni si sporcano le mani e la giustizia è sempre una sfumatura di grigio.

Disponibile in streaming su Altadefinizione.

Il cuore della serie

Al centro c’è l’Intelligence Unit del Dipartimento di Polizia di Chicago, guidata dal carismatico e controverso Sergente Hank Voight (interpretato da Jason Beghe).
Voight è un leader che non segue sempre le regole: spietato quando serve, protettivo con i suoi uomini, disposto a tutto pur di ottenere risultati.

La squadra è un microcosmo di personalità:

  • Jay Halstead (Jesse Lee Soffer), l’ex militare dal senso morale granitico;

  • Hailey Upton (Tracy Spiridakos), determinata e ferita;

  • Kim Burgess (Marina Squerciati), idealista ma disillusa;

  • Adam Ruzek (Patrick Flueger), impulsivo e leale fino all’eccesso.

Ogni episodio unisce indagini, azione e introspezione. Ma dietro ai casi — omicidi, traffici, corruzione — ci sono sempre scelte morali impossibili.


Temi principali

  • Etica e potere: quanto puoi piegare la legge per farla funzionare?

  • Famiglia e squadra: l’unità è una famiglia disfunzionale, dove la fiducia è tutto.

  • Corruzione sistemica: Chicago è una città che fagocita purezza e ambizione.

  • Giustizia personale vs istituzionale: Voight incarna il dilemma eterno tra ciò che è giusto e ciò che è legale.

  • Evoluzione sociale: la serie non evita temi come razzismo, brutalità della polizia e trauma post-bellico.


Stile e regia

Girata con camera a mano e luce naturale, Chicago P.D. mantiene un’estetica realista e viscerale.
Ogni scena d’azione — inseguimenti, irruzioni, sparatorie — è costruita con ritmo e tensione, ma ciò che resta più impresso sono i silenzi: gli sguardi dopo una decisione difficile, la consapevolezza di aver superato un limite.

La regia ruvida e la fotografia fredda riflettono perfettamente il clima morale della serie.
La scrittura alterna episodi autoconclusivi e archi narrativi più lunghi che seguono i personaggi nel tempo, rendendo la crescita psicologica parte integrante della trama.


Cosa funziona e cosa meno

Punti di forza Debolezze
Jason Beghe monumentale nel ruolo di Voight: carisma e tormento. Alcune stagioni centrali ripetono schemi investigativi simili.
Equilibrio efficace tra azione, tensione e introspezione. Alcuni personaggi femminili meritavano più spazio e sviluppo.
Temi morali forti: la serie non ha paura di mostrare l’ambiguità. Tono cupo costante: poca leggerezza anche nei momenti più umani.
Cast compatto e ben amalgamato, ottima continuità tra stagioni. Alcune sottotrame vengono chiuse bruscamente o dimenticate.

Voto finale

8 / 10

Chicago P.D. è una delle serie poliziesche più solide e coerenti della TV contemporanea.
Senza virtuosismi o effetti speciali, costruisce un racconto umano e morale che resta attuale stagione dopo stagione.
È un drama sull’etica e sulla sopravvivenza, più che sulla legge.

Non è una serie per chi cerca eroi perfetti.
È per chi vuole vedere la linea sottile tra giusto e sbagliato, e cosa succede quando chi difende la legge deve infrangerla per salvare una vita.
Una serie che, come il suo protagonista, non chiede di essere amata — ma capita.

“A volte, per fare la cosa giusta, devi smettere di essere giusto.”