A volte, per andare avanti, bisogna guardare indietro. E Costanza, la nuova serie Rai, lo fa in ogni senso possibile. Con una protagonista fuori dagli schemi, un contesto scientifico affascinante e una narrazione che mescola giallo, dramma e un pizzico di ironia, la fiction si posiziona in un territorio a metà tra il medical drama e il crime soft, con una forte anima femminile.
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Una protagonista inedita per la TV italiana
Costanza Macallè non è la classica eroina televisiva. Paleopatologa, madre single, meridionale trapiantata a Verona, Costanza affronta ogni giorno ossa rotte (letteralmente) e relazioni complesse. La sua è una figura nuova per il piccolo schermo italiano: né detective né medico, ma qualcosa che unisce entrambi i mondi. Lavora sui cadaveri antichi, ma spesso finisce per inciampare in misteri molto attuali — e molto personali.
Miriam Dalmazio dà al personaggio una credibilità fatta di ironia e fragilità, rendendola istantaneamente riconoscibile e vicina. Non è un genio infallibile, ma una donna che inciampa, si rialza e impara mentre va.
Misteri dal passato e caos del presente
Il punto di forza di Costanza è l’intreccio tra le indagini paleopatologiche — che svelano segreti sepolti sotto secoli di silenzio — e la vita privata della protagonista. Ogni episodio diventa un’occasione per mettere in relazione ciò che è stato con ciò che siamo diventati. E proprio mentre Costanza studia scheletri e anomalie ossee, è costretta ad affrontare le proprie fratture familiari: il rapporto difficile con la figlia adolescente Flora, l’ingombrante ritorno dell’ex compagno Marco, e le dinamiche accademiche che la mettono costantemente alla prova.
Tutto questo è inserito in una Verona insolita, lontana dai cliché turistici. La città viene mostrata nei suoi angoli più silenziosi, nei cortili universitari e nei vicoli che diventano set perfetti per storie sospese tra il tempo e la memoria.
Perché consigliamo Costanza?
Consigliamo Costanza perché è una fiction intelligente, ben scritta e capace di offrire un punto di vista diverso. Non si affida ai soliti format, ma prova a raccontare qualcosa di nuovo con delicatezza e intelligenza. Riesce a unire rigore scientifico e fragilità emotiva, in un equilibrio che tiene lo spettatore coinvolto episodio dopo episodio.
Non è una serie dal ritmo serrato, ma una narrazione che si prende il suo tempo. E forse è proprio questa la sua forza: non urla, non corre, ma lascia traccia.