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Frankenstein (2025) – Il mito è vivo (e doloroso)

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film

Quando pensi a Frankenstein; or, The Modern Prometheus di Mary Shelley, immagini mostri, follia scientifica e folle corse con torce. Ecco: questo nuovo “Frankenstein” non abbandona del tutto quell’immaginario — lo ri-costruisce con maggiore gravità, con lentezza, con dolore.
Guillermo del Toro ha trasformato un progetto sognato da decenni in un film che non è solo horror, ma tragedia, bellezza e mostruosità umana. La creazione che si ribella, l’uomo che gioca a dio, il dolore che non si spegne: tutto ritorna… ma con un volto più acceso.

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Il dottor Victor Frankenstein (Oscar Isaac) è uno scienziato brillante, ambizioso, forse arrogante. Vuole sfidare la morte, creare la vita dove non ce n’è.
La sua Creatura (Jacob Elordi) è ciò che resta quando quel sogno ha successo: non l’eroe, non il mostro perfetto, ma l’inganno, l’errore, l’essere che chiede “chi sono?” e “cosa hai fatto?”.
Tra laboratori isolati, ghiacciai, tormenti interiori e vendette annunciabili, il film disegna un percorso: nascita, ribellione, relazione tra creatore e creatura — e la domanda finale non è “chi è il mostro?” ma “cosa abbiamo diventato?”.


Temi principali

  • Ambizione e colpa: l’uomo che vuole creare vita paga un prezzo.

  • Alienazione e identità: la creatura non chiede vendetta, chiede riconoscimento.

  • Bellezza e orrore: l’immagine dell’arte macchiata dal sangue.

  • Creazione e distruzione: l’atto di dare vita diventa atto di morte.

  • Umano e non umano: ciò che ci facciamo è ciò che siamo diventati.


Produzione, cast e stile

Il film è scritto, diretto e co-prodotto da Guillermo del Toro. Nel cast: Oscar Isaac (Victor Frankenstein), Jacob Elordi (la Creatura), Mia Goth, Christoph Waltz, Charles Dance, Lars Mikkelsen. 
Lo stile visivo mescola gotico e romantico, operando su atmosfere cupe, scenografie solenni, movimenti di macchina che abbracciano il corpo come verità disturbata. La durata è di circa 2h 29m.
Distribuito da Netflix: uscita selettiva in sala dal 17 ottobre 2025, streaming globale dal 7 novembre 2025. 


Cosa funziona e cosa lascia perplessi

Punti di forza Limiti
Interpretazioni intense: Oscar Isaac e Jacob Elordi reggono la tensione emotiva. Ritmo lento: chi cerca l’horror puro può sentirsi distante.
Visione autoriale forte: del Toro rielabora il mito con profondità. Alcune scene narrativamente dense: richiedono attenzione.
Produzione visiva e sonora di alto livello: gotico, elegante, potente. Non è un remake “pop” o leggero: richiede lo spettatore pronto.
Temi che vanno oltre il mostro: creazione, colpa, identità. Alcuni elementi della storia originale restano oscuri o riscritti — può non piacere ai puristi.

Voto finale

8,6 / 10
Frankenstein (2025) è un film che non si accontenta di rifare il mito: lo riscrive, lo sente e lo presenta con forza.
Non perfetto per tutti, ma eccezionale per chi ama il cinema che pensa mentre spaventa.
Un film che canta la mostruosità come parte della nostra essenza.


In sintesi

Non è solo la storia del dottore e del suo esperimento.
È la storia del desiderio di essere visti.
Della creatura che chiede amarezza, non solo vendetta.
E dell’uomo che realizza che creare non significa controllare.

“Se crei la vita, devi anche sopportare che ti chieda il conto.”