C’è qualcosa di disturbante, eppure ipnotico, nei casi irrisolti. Gone Girls lo sa bene e non si limita a raccontare un cold case: lo scarnifica. La docuserie Netflix affonda le mani nel caso del serial killer di Long Island, ma lo fa con un taglio preciso: mettere al centro le vittime. Non solo i corpi trovati nella sabbia, ma le persone che erano prima di sparire. Le famiglie, i dolori, la rabbia. E soprattutto, l’indifferenza.
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Non un semplice true crime
Chi si aspetta la classica narrazione da documentario investigativo resterà spiazzato. Gone Girls non è un thriller da binge-watch costruito per scioccare. È una lente d’ingrandimento puntata su un sistema che ha fallito più e più volte, su una comunità che si è voltata dall’altra parte e su un’umanità che merita di essere ascoltata.
Il racconto parte dalla sparizione di Shannan Gilbert nel 2010, ma ben presto si allarga. Perché quella scomparsa ha fatto emergere una verità più grande: lungo una spiaggia apparentemente tranquilla, giacevano i resti di molte altre donne. Tutte sex worker. Tutte dimenticate troppo in fretta.
La scelta giusta: partire dalle vittime
Il cuore della serie non è l’identikit dell’assassino – che rimane in gran parte sullo sfondo – ma le storie delle donne uccise. Le loro vite, spesso difficili, ma mai banali. I sogni, i legami, i vuoti lasciati. E soprattutto, le battaglie delle famiglie per non farle finire nell’oblio. Perché è troppo comodo archiviare certi casi sotto l’etichetta di “vittime marginali”.
Gone Girls ci sbatte in faccia quanto sia fragile il confine tra chi merita attenzione e chi viene lasciato nel silenzio. Lo fa con empatia, ma anche con una rabbia lucida. Senza retorica, ma con chiarezza.
Un’accusa (più che velata) al sistema
Uno dei messaggi più forti è l’accusa rivolta alle forze dell’ordine. Ritardi, depistaggi, pressioni politiche, superficialità. La serie mostra come, quando la società giudica una vita come “meno degna”, tutto si inceppa. Indagare diventa meno urgente, cercare la verità quasi facoltativo.
E in tutto questo, il dolore delle famiglie diventa ancora più insopportabile. Perché al lutto si aggiunge la sensazione di essere stati ignorati.
Perché consigliamo Gone Girls?
Consigliamo Gone Girls non solo perché racconta una storia vera e inquietante, ma perché lo fa con rispetto e profondità. È un pugno nello stomaco, ma necessario. È una denuncia, ma anche un omaggio. È la dimostrazione che il true crime può essere qualcosa di più di un intrattenimento cupo: può diventare strumento di memoria, di riflessione, di giustizia.