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Ho visto la tv brillare, la recensione: un trip allegorico e delirante sull’esperienza transgender

Ho visto la tv brillare arriva in streaming su altadefinizione, e si propone come un film unico nel suo genere, capace di mescolare identità sessuale, incomunicabilità generazionale e dipendenza da binge-watching in un’inedita narrazione visiva.

Un nuovo Donnie Darko? Forse, ma diverso

Ho visto la tv brillare, diretto da Jane Schoenbrun e prodotto da Emma Stone, ha già scatenato dibattiti accesi fin dalla sua presentazione al Sundance 2024. Distribuito in Italia senza clamore, questo film ha una pretesa evidente: quella di creare un’opera visivamente originale, che funzioni come una potente allegoria dell’identità sessuale e della scoperta di sé. Tuttavia, dietro la sua patina di mistero, il film rivela una narrazione più lineare di quanto sembri a prima vista, il che potrebbe rendere meno incisiva la sua originalità.

Il parallelo con Donnie Darko

Alcuni critici hanno paragonato Ho visto la tv brillare a Donnie Darko, soprattutto per il modo in cui rappresenta il disagio generazionale. La storia si sviluppa a partire dal 1996 e segue Owen (interpretato da Justice Elio Smith), un ragazzo introverso e solitario che si rifugia nel mondo della serie televisiva The Pink Opaque. Questo show immaginario, ambientato in un universo surreale e minacciato da un mostro chiamato Mr. Malinconia, diventa un simbolo della lotta interiore di Owen e della sua compagna di avventure, Maddy (Brigette Lundy-Paine).

Allegorie e identità sessuale

Jane Schoenbrun utilizza la serie The Pink Opaque come metafora del viaggio identitario dei protagonisti. Owen e Maddy vivono in bilico tra realtà e finzione, con una profonda incertezza sulla loro identità sessuale. La televisione che brucia, elemento ricorrente nel film, rappresenta il legame ossessivo e disagiato dei personaggi con una realtà che non riescono a comprendere e che li rifiuta. La regista, che ha basato il film sulla propria esperienza personale, crea un universo cinematografico che riflette il disorientamento e l’isolamento di molte persone transgender.

Una narrazione stilisticamente audace

Dal punto di vista tecnico, Ho visto la tv brillare è un film visivamente affascinante. La fotografia di Eric K. Yue, con la sua grana grossa, e la colonna sonora di Alex G., Carolone Palachek e Phoebe Bridges, conferiscono al film un’atmosfera onirica e inquietante. Tuttavia, questa scelta stilistica può risultare difficile da digerire per alcuni spettatori, che potrebbero trovare il film pretenzioso o troppo astratto.

Conclusioni: un film che divide

Ho visto la tv brillare non è un film per tutti. La sua estetica complessa e la sua narrazione allegorica possono respingere chi cerca una storia più lineare e accessibile. Tuttavia, per coloro che sono disposti a immergersi in un’esperienza cinematografica unica, questo film offre una riflessione profonda sulla sessualità, l’identità e il rapporto con i media. Jane Schoenbrun si conferma una regista dal talento notevole, capace di portare sullo schermo temi complessi con uno stile visivo distintivo.

Perché ci piace

  • L’estetica unica e ricercata.
  • L’allegoria sull’esperienza transgender.
  • L’originalità della serie tv fittizia The Pink Opaque.
  • La colonna sonora evocativa.

Cosa non va

  • Una certa pretesa stilistica che può risultare difficile da seguire.