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House of the Dragon: recensione tra lotta di potere e destino Targaryen

Ambientato circa 170 anni prima di Game of Thrones, House of the Dragon racconta l’ascesa e la caduta interna della Casa Targaryen: dall’annuncio della principessa Rhaenyra come erede al trono, alla rottura tra correnti familiari fino al tramonto imminente. La guerra civile — la “Dance of the Dragons” — è raccontata con una lente che unisce coraggio, tradimento e sangue reale.

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Stagione 1: il fuoco dell’eredità

La prima stagione si concentra sulla fragile rinuncia alla serenità: re Viserys, senza eredi maschi, nomina la figlia Rhaenyra come successore. L’ambiguità dei suoi consiglieri e la crescente tensione politica innescano rivalità drammatiche. Il passaggio tra Rhaenyra e Alicent da amiche complici a nemiche politiche costruisce un conflitto emotivo intenso, tra ironia e tragedia.

Stagione 2: guerra, dolore e caos interiore

L’inizio della guerra fratricida segna il tono della seconda stagione. Rhaenyra affronta il lutto per la perdita del figlio Lucerys e la crescente ostilità di Aegon e del suo campo “Green”. La serie esplora temi del potere con toni crudi: alleanze fragili, draghi devastanti e un crescendo emotivo che supera la semplice battaglia. La scrittura guadagna profondità, ma il ritmo rallenta in molte parti, trasformando il conflitto in un’odissea interiore dolorosa.

Il cast e le performance

  • Emma D’Arcy (Rhaenyra) e Olivia Cooke (Alicent) brillano in un arco di amicizia, tradimento e riscatto, con una tensione sotterranea che trascina tutta la narrazione.

  • Matt Smith (Daemon) incarna ambiguità e carisma mestamente distruttivo, mentre Paddy Considine (Viserys) offre un ritratto empatico e tragico della monarchia vacillante.

  • Gli altri comprimari — tra cui Aemond, Corlys e la Federazione di nuovi draghi — aggiungono variazioni ideologiche, anche se qualche personaggio resta sottoutilizzato.

Cosa funziona

  • Grande caratterizzazione dei protagonisti, che evolve con le stagioni

  • Estetica elegante e scenari spettacolari

  • Evoluzione narrativa, dalla politica intrigante alla guerra devastante, accompagnata da dialoghi meditativi e tensione crescente

Dove inciampa

  • Pacing irregolare, in particolare nella seconda stagione

  • Finale meno epico e più politico

  • Worldbuilding limitato: alcune fazioni minori non ricevono il giusto spazio

Bilancio finale

House of the Dragon rilancia con successo una delle saghe fantasy più amate. Se la prima stagione fonde intrighi e tensione con eleganza, la seconda osa con maggiore profondità emotiva e tragica consapevolezza. Il risultato è un mix tra narrazione drammatica, horror di corte e riflessione sul potere — non perfetto, ma capace di emozionare e far tremare Westeros ancora una volta.

Il nostro voto

★★★★☆ 4 su 5
Un ritorno potente al sangue e ai draghi, con un cast d’eccellenza e una scrittura sempre più stratificata.


✅ Pro & Contro

Aspetti positivi Aspetti negativi
Recitazioni intense e sottili (Rhaenyra, Alicent, Daemon) Ritmo altalenante soprattutto in S2
Estetica di corte elegante e scenografie mozzafiato Finale meno epico e più politico
Approfondimento dei personaggi e temi di potere Personaggi secondari sottoutilizzati