Uscito nel 2002 e diretto da Roman Polanski, Il pianista è tratto dall’autobiografia del musicista polacco di origine ebraica Władysław Szpilman. È un film che racconta la Shoah attraverso la prospettiva intima e devastante di un uomo che sopravvive non per eroismo, ma per puro istinto e per la forza silenziosa della musica.
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Adrien Brody, che per questo ruolo vinse l’Oscar come miglior attore, interpreta Szpilman con un’intensità quasi disarmante: il suo corpo dimagrito, il volto scavato, i gesti fragili diventano simbolo di una resistenza che non ha bisogno di parole.
Musica contro barbarie
La narrazione segue il progressivo isolamento del protagonista: dal ghetto di Varsavia, alla separazione dalla famiglia, fino alla fuga e alla vita nascosta tra le rovine della città. La musica, e in particolare il pianoforte, diventa rifugio e linguaggio di sopravvivenza.
Emblematica è la scena in cui Szpilman, scoperto da un ufficiale nazista, si salva suonando Chopin: la bellezza che resiste davanti all’orrore, l’arte che diventa ancora una volta l’ultima difesa della dignità umana.
Regia e atmosfere
Polanski, sopravvissuto lui stesso alla persecuzione nazista, dirige con uno stile sobrio, senza mai indulgere nello spettacolo della violenza. La macchina da presa osserva, testimone silenziosa, mentre la città si sgretola e il mondo crolla intorno al protagonista.
La fotografia cupa e realistica trasmette la distruzione del ghetto e la desolazione di Varsavia, mentre la colonna sonora classica si intreccia con i suoni della guerra, creando un contrasto struggente.
Pro & Contro
✔️ Pro | ❗ Contro |
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Interpretazione magistrale di Adrien Brody | Tematiche dure, non adatte a chi cerca leggerezza |
Regia sobria e potente di Polanski | Ritmo lento, che può risultare pesante per alcuni |
Capacità di raccontare l’orrore senza spettacolarizzarlo | |
Scena del pianoforte tra le più intense del cinema |
Valutazione: ★★★★★ (5/5)
Impressione finale
Il pianista è uno dei film più importanti e dolorosi del cinema contemporaneo. Non cerca eroi, non offre catarsi facile: mostra la sopravvivenza come fatto nudo, crudele eppure intriso di una piccola scintilla di speranza. È un’opera che commuove, che lascia il segno, che ricorda come la musica e l’arte possano essere resistenza anche davanti all’orrore più disumano.