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La ragazza del mare l’incredibile storia vera di Trudy Ederle e lo sport

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La trama di La ragazza del mare: tra storia vera e avventura

La trama di La ragazza del mare parte dagli inizi, dal temperamento ribelle e determinato di una donna nata a New York a inizio ‘900, terza di sei figli, ma molto avanti rispetto alla sua epoca. Vediamo infatti come le persone più importanti della sua vita siano la sorella maggiore Meg e la madre, che fa di tutto per aiutarla a realizzare il suo sogno, anche se il padre avrebbe preferito che si sposasse con l’erede di un macellaio. Tutti amano un underdog che alla fine vince ed Ederle ha dovuto superare davvero molti ostacoli per riuscire a fare ciò che amava di più, ovvero nuotare.

Rompere il tetto di cristallo, anche quando è fatto d’acqua

Vediamo infatti come, di classe sociale non abbiente e con problemi di udito, non volessero ammetterla nella squadra di nuoto del quartiere. Per riuscirci Ederle ha spalato per mesi il carbone nella caldaia della piscina, prima di unirsi alle atlete. Poi, dopo aver vinto diverse gare regionali e poi nazionali, è arrivata alle Olimpiadi, dove però l’allenatore mandò lei e le sue colleghe praticamente al macello: non le aveva fatte allenare durante il viaggio in nave da New York a Parigi, per non disturbare gli allenamenti della squadra maschile.

Per non parlare della traversata della Manica: costantemente sabotata dal suo allenatore, Jabez Wolffe (un Christopher Eccleston forse mai così odioso), che aveva tentato a sua volta l’impresa per ben 22 volte senza successo, e non sopportava l’idea che una donna potesse riuscire dove lui aveva fallito così tante volte. Insomma, a giudicare dal film, Trudy Ederle era davvero straordinaria, perché è riuscita in un’impresa difficilissima resa ancora più complessa dall’ostilità altrui. Una bella metafora di quanto, molto spesso, le donne debbano faticare il doppio degli uomini per raggiungere gli stessi risultati.

Trudy Ederle: un’icona non soltanto sportiva

I film sullo sport spesso sono inevitabilmente esaltanti: le imprese fisiche diventano perfetta metafora della vita. E in più sono anche avvincenti da guardare. Il film di Joachim Rønning sa rendere un evento già appassionante di suo in una vera e propria avventura: Trudy Ederle è quasi un’eroina, un simbolo di coraggio, forza e determinazione. Tutto è fatto per emozionare e in alcuni momenti si rischia di scadere nella retorica, ma La ragazza del mare si lascia guardare con piacere, mettendo in luce quella che non è soltanto un’icona sportiva, ma un grande esempio umano.

Diventata sorda negli anni ’40, la campionessa olimpionica si ritirò per insegnare nuoto ai bambini non udenti. Inserita nella International Swimming Hall of Fame nel 1965, è morta a 98 anni, il 30 novembre 2003. Dopo la traversata della Manica fu festeggiata in patria con una parata a New York, il 27 agosto 1926. Quasi cento anni dopo è bello, e bene, ricordare la sua storia: le nuove generazioni sono pronte a riscoprire una figura ammirevole come la sua. A loro, e a noi, al contrario di Ken, interessa molto.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di La ragazza del mare, il film di Joachim Rønning racconta la storia vera di Trudy Ederle, campionessa olimpica e prima donna ad attraversare la Manica a nuoto, nel 1926. A interpretarla è Daisy Ridley, che dà al personaggio il carisma necessario. Non soltanto un film sportivo ispiratore, ma anche una testimonianza storica importante: questa atleta straordinaria, a cent’anni dalla sua impresa, è stata dimenticata. Riscoprirla è cosa bella e buona per le nuove generazioni di bambine e bambini. Oltre a essere un film che si lascia guardare con piacere.

PERCHÉ CI PIACE

  • La riscoperta di un’icona, non solo sportiva, come Trudy Ederle.
  • Il ritmo incalzante, quasi da film di avventura.
  • Il carisma di Daisy Ridley.

COSA NON VA

  • Chi non ama i film sportivi potrebbe non apprezzare.
  • In qualche momento si rischia la retorica, ma il film si riprende subito.