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L’Eternauta – La serie Netflix che trasforma Buenos Aires in un incubo innevato

Ci sono storie che nascono da un fumetto e arrivano allo schermo portando dietro molto più di una trama. L’Eternauta è una di quelle storie. La serie Netflix, adattamento di un’opera simbolo della cultura argentina, non è solo un racconto di fantascienza: è un grido politico, un gesto di resistenza e una riflessione collettiva travestita da distopia.

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Una Buenos Aires che diventa simbolo

Il punto di partenza è semplice, quasi da romanzo pulp: una nevicata uccide chiunque venga toccato dai fiocchi. Eppure, l’atmosfera che si crea non ha nulla di frivolo. La città si trasforma in un campo di battaglia silenzioso, dove il vero nemico non è tanto l’invasione aliena, quanto il senso di isolamento, la paura, la perdita di umanità.

La scelta di ambientare tutto in una Buenos Aires realistica, riconoscibile, vissuta, restituisce forza all’impatto visivo e emotivo. Lo spettatore si ritrova in mezzo a strade familiari che diventano improvvisamente irriconoscibili, come succede in ogni vera crisi.

L’eroe non è mai solo

Uno degli elementi più potenti della serie è la coralità. Il protagonista, Juan Salvo, non è il classico salvatore individuale, ma un uomo tra gli uomini. La sua forza nasce dalla collettività, dal gruppo che lo circonda, dalle scelte condivise, dai sacrifici che non si compiono per eroismo, ma per necessità.

In un panorama televisivo dominato da figure solitarie, l’idea di un protagonista che diventa tale solo grazie agli altri è sorprendentemente rivoluzionaria. E profondamente umana.

Una distopia che parla al presente

Quello che colpisce di L’Eternauta è la sua capacità di evocare tra le righe un senso di attualità costante. Le situazioni di crisi, la fiducia da costruire tra sconosciuti, la gestione del panico collettivo: tutto sembra parlare direttamente al presente, senza forzature. La fantascienza, qui, non serve a fuggire dalla realtà, ma a raccontarla meglio.

La serie non ha paura di essere lenta quando serve, di soffermarsi sugli sguardi, sulle decisioni difficili, sulle ferite interiori. È un racconto che si prende il tempo di costruire tensione e senso di appartenenza.

Un’operazione riuscita

Dal punto di vista visivo, la serie è solida e curata. La regia non cerca mai lo spettacolo fine a sé stesso, ma accompagna il racconto con rispetto. Gli effetti visivi sono al servizio della narrazione, non il contrario.

Il risultato è un’opera che emoziona senza manipolare, che inquieta senza perdere la direzione, che parla di alieni ma in realtà parla di noi. Della nostra fragilità, delle nostre paure, e della forza che nasce solo quando smettiamo di pensare individualmente.


L’Eternauta è una serie che non si consuma in binge watching superficiale. Chiede attenzione, empatia, riflessione. E in cambio, restituisce un racconto coraggioso, attuale, necessario.

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