C’è qualcosa di disarmante in Senza destino: non è solo un film sull’Olocausto, ma il tentativo di raccontare l’orrore con lo sguardo di chi ci è caduto dentro da adolescente, senza avere ancora le categorie per comprenderlo. Lajos Koltai porta sullo schermo il romanzo autobiografico di Imre Kertész e sceglie di affidarsi a un linguaggio visivo fatto di immagini crude, dettagli minimi e una freddezza che non consola.
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Il protagonista, György, quindicenne ebreo ungherese, viene deportato nei campi di concentramento. Attraverso i suoi occhi assistiamo alla discesa in un mondo che nega la dignità umana: fame, violenza, disumanizzazione. Ma ciò che colpisce di più non è solo ciò che accade, bensì la maniera in cui lui lo percepisce: con un misto di rassegnazione, stupore e adattamento.
Il linguaggio delle immagini
La regia è lenta, contemplativa, volutamente distante. Non cerca facili emozioni né scene spettacolari: lascia che siano i volti, i corpi e i silenzi a parlare. La fotografia, firmata dallo stesso Koltai (storico direttore della fotografia di István Szabó), scolpisce i colori grigi, terrosi, fino a sfumare nel quasi monocromatico dei campi. È un film che pretende pazienza, ma ripaga con intensità.
La colonna sonora di Ennio Morricone aggiunge un ulteriore livello: note che non consolano, ma che amplificano la tragedia e la malinconia di ciò che stiamo guardando.
Temi e riflessioni
Senza destino non offre eroi, né catarsi. Non c’è redenzione, non c’è lieto fine: solo la sopravvivenza e la consapevolezza che, dopo aver visto e vissuto l’indicibile, non si torna più indietro. È un film che spinge a riflettere su come la memoria dell’Olocausto non debba mai trasformarsi in abitudine, e su quanto sia fragile la linea tra normalità e disumanità.
Pro & Contro
✔️ Pro | ❗ Contro |
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Fedeltà al romanzo e al punto di vista di Kertész | Ritmo molto lento, che può risultare pesante |
Fotografia evocativa e regia rigorosa | Alcuni spettatori potrebbero percepirlo come “freddo” |
Colonna sonora intensa di Morricone | Mancanza di una vera catarsi emotiva |
Riflessione profonda sulla memoria | Non adatto a chi cerca un film narrativamente tradizionale |
Valutazione: ★★★★☆ (4,5/5)
Impressione finale
Senza destino non è un film “facile”, né vuole esserlo. È un’opera che obbliga a guardare in faccia la disumanità, a percepirla nella sua quotidianità atroce, e a uscirne cambiati. Non consola, ma ricorda. Non spiega, ma mostra. È un atto di memoria che resta inciso molto oltre la fine dei titoli di coda.