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Seydou – Il sogno non ha colore: un viaggio tra sogni, calcio e identità

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film

Ci sono sogni che si somigliano, e altri che sembrano incompatibili. E poi ci sono quelli che si incontrano nel cuore di un ragazzo che ha vissuto più vite di quante dovrebbe contenere la sua giovane età. Seydou – Il sogno non ha colore è il ritratto autentico di un ragazzo che porta sulle spalle il peso della fama, il fascino del talento e la responsabilità di un messaggio più grande di lui.

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Da Io Capitano al rettangolo verde

Seydou Sarr è un volto che non si dimentica. Dopo l’impatto emotivo travolgente del suo ruolo in Io Capitano, in pochi si sarebbero aspettati di ritrovarlo, mesi dopo, con gli scarpini da calcio, ad allenarsi con lo sguardo fisso su un altro sogno: quello di diventare un calciatore professionista.

Il documentario racconta proprio questo: la doppia traiettoria di un ragazzo che non vuole scegliere tra le sue due passioni. Che non vuole essere etichettato, chiuso dentro una definizione comoda per gli altri. Seydou corre, recita, osserva. E nel farlo, diventa uno specchio potente per tutti i giovani che si sentono “fuori posto”.

Un viaggio tra inclusione e appartenenza

Ma Seydou – Il sogno non ha colore non è solo il racconto di un sogno. È anche, e forse soprattutto, una riflessione sull’identità e sull’inclusione. La voce di Seydou si intreccia a quelle di grandi calciatori e personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, in una narrazione corale che svela quanto possa essere faticoso crescere in un paese che troppo spesso ti guarda ancora come “l’altro”.

Il razzismo non viene urlato, ma raccontato con lucidità e grazia. E proprio questa scelta narrativa rende il messaggio ancora più forte: non servono accuse violente, basta la verità.

Un documentario sincero e necessario

La forza di questo documentario sta nella sua sincerità. Non c’è spettacolarizzazione, non c’è retorica. C’è un ragazzo che si interroga, che si emoziona, che sorride mentre corre su un campo da calcio, che si commuove mentre parla di casa. C’è la voglia di raccontare un’Italia diversa, quella che accoglie ma anche quella che giudica. Quella che esclude ma che può imparare ad ascoltare.

Ogni scena ha una sua verità. Ogni dialogo, anche il più semplice, contribuisce a costruire un quadro complesso, sfaccettato, profondamente umano.

Perché guardarlo

Seydou – Il sogno non ha colore è molto più di un documentario biografico. È una lettera aperta a chi è cresciuto con più domande che risposte. È un promemoria per chi ha dimenticato cosa significa sognare con tutto sé stesso. È uno sguardo pulito, forte e dolce, su un ragazzo che vuole vivere pienamente ogni possibilità.

Un’opera che andrebbe mostrata nelle scuole, nei campi di calcio, nei teatri, e ovunque si parli di sogni, identità e cambiamento.


Non è importante se il futuro di Seydou sarà in uno stadio o su un set.
Ciò che conta è che ci sta già insegnando qualcosa. E lo fa con coraggio, semplicità e una voce che vale la pena ascoltare.

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