Nel 1944, negli ultimi e disperati giorni della Seconda guerra mondiale, un solitario cercatore d’oro attraversa le terre selvagge della Lapponia finlandese. Quando un gruppo di soldati nazisti gli ruba il bottino, commette però un errore fatale: l’uomo che hanno davanti non è una vittima qualunque, ma una leggenda vivente della guerra. Da quel momento inizia una caccia sanguinosa e senza pietà, dove ogni incontro diventa una questione di sopravvivenza.
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Sisu è un film che non perde tempo a spiegarsi: entra in scena, affila le lame e colpisce. La parola “sisu”, intraducibile in modo diretto, rappresenta una forma di determinazione estrema, ostinata, quasi sovrumana. Ed è esattamente questo il cuore del film.
La regia punta tutto su un’estetica pulp e iper-violenta, con un protagonista quasi muto che ricorda una fusione tra western crepuscolare e action movie moderno. Le scene d’azione sono secche, brutali, spesso volutamente esagerate fino al limite del grottesco. Il realismo storico passa chiaramente in secondo piano: Sisu non vuole essere un film di guerra tradizionale, ma una favola nera intrisa di sangue e vendetta.
Il ritmo è uno dei punti di forza: 90 minuti asciutti, senza sottotrame inutili, in cui ogni sequenza serve solo a rilanciare la violenza successiva. Tuttavia, proprio questa scelta può risultare un limite per alcuni spettatori. I personaggi secondari sono poco più che bersagli, e la struttura narrativa è ridotta all’osso. Se non si entra in sintonia con il tono sopra le righe, il film rischia di sembrare ripetitivo.
Visivamente, la Lapponia è sfruttata in modo eccellente: paesaggi desolati, sporchi, quasi post-apocalittici, che amplificano il senso di isolamento e ferocia. Il protagonista incarna una figura mitologica più che umana, rendendo il film più vicino a una leggenda violenta che a un racconto realistico.
Sisu – Il vendicatore è quindi un’esperienza estrema: o lo si accetta per quello che è, o lo si rifiuta in blocco.
Voto finale
★★★½☆ (7/10)
✅ Pro e ❌ Contro
Pro
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Azione brutale e coreografata con grande efficacia
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Ritmo serrato, senza tempi morti
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Atmosfera pulp originale e riconoscibile
Contro
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Personaggi secondari quasi inesistenti
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Violenza talmente eccessiva da risultare ripetitiva
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Poco interesse per chi cerca realismo o profondità narrativa
Curiosità
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Il film è stato presentato in anteprima in importanti festival internazionali, diventando rapidamente un cult tra gli amanti del cinema action.
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Il protagonista parla pochissimo: molte informazioni sul suo passato vengono suggerite visivamente, senza dialoghi esplicativi.
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Il numero di “capitoli” in cui è diviso il film richiama volutamente lo stile dei fumetti e dei revenge movie anni ’70.
