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Succession: recensione della serie cult tra potere, famiglia e dissoluzione élitaria

Succession racconta le lotte interne della famiglia Roy, proprietaria dell’impero mediatico Waystar RoyCo. Quando il patriarca Logan Roy mostra segni di cedimento, i suoi figli – Kendall, Shiv, Roman e Connor – scatenano un conflitto spietato per il controllo dell’azienda, tra tradimento, ambizione e vulnerabilità.

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Quattro stagioni intense: evoluzione senza redenzione

Stagione 1

Introduzione brutale e spettacolare al mondo dei Roy: Logan manipola ogni mossa, i figli scoprono l’arena del potere mentre Kendall subisce una tragedia familiare che segna l’inizio del suo declino.

Stagione 2

La battaglia per il potere si intensifica. Emergono nuovi fronti, alleanze traballanti e dinamiche aziendali sempre più corrotte.

Stagione 3

I conflitti esplodono: Kendall sfida apertamente il padre, mentre le lealtà familiari si sgretolano. La tensione è alle stelle e le alleanze si fanno sempre più fragili.

Stagione 4

Il confronto finale. Logan muore, la fusione con GoJo mette i Roy davanti a scelte definitive. Tom sale al potere, Kendall resta solo, Roman si arrende e Shiv sceglie la sopravvivenza politica. Un finale amaro e coerente.

Satira, scrittura e recitazione al massimo livello

La serie è una satira feroce del mondo moderno: culto dei media, élite irresponsabile e politica corrotta. Il cast è straordinario: Brian Cox incarna Logan con freddezza glaciale; Jeremy Strong (Kendall), Sarah Snook (Shiv) e Kieran Culkin (Roman) offrono interpretazioni profonde, tragiche, magnetiche. Anche i comprimari diventano fondamentali per lo sviluppo della tensione emotiva.

Cosa funziona

  • Scrittura eccellente: dialoghi taglienti, ritmo narrativo serrato, sarcasmo micidiale.

  • Critica sociale contemporanea: riflette la crisi dell’élite, dei media e delle dinamiche di potere.

  • Finale perfetto: un epilogo coerente, tragico e memorabile per tutti i personaggi.

Dove inciampa

  • Ritmo altalenante: alcune fasi risultano lente o dispersive, specie nella prima metà della serie.

  • Sottotrame trascurate: certi personaggi e sviluppi meritavano più spazio.

  • Cinismo costante: la totale mancanza di redenzione può risultare alienante per lo spettatore.

Il finale e il destino dei Roy

Tom diventa CEO. Shiv, pur tradendo il fratello, resta a fianco del potere. Roman sceglie l’auto‑esilio emotivo. Kendall rimane solo, sconfitto, prigioniero di un ruolo che non è mai riuscito davvero a conquistare. Nessuno dei fratelli vince: Succession si chiude come una tragedia moderna sul fallimento dell’eredità familiare.

Bilancio finale

Succession è un capolavoro moderno: intellettuale, tagliente e privo di compromessi. Una narrazione d’autore sul disfacimento del potere, sull’ambiguità morale e sull’identità fragile di chi ha tutto ma non sa chi è.

Il nostro voto

★★★★☆ 4,5 su 5
Una serie indimenticabile, perfetta nella sua imperfezione umana. Cruda, satirica, potente.


✅ Pro & ❌ Contro

✅ Punti di forza ❌ Limiti principali
Scrittura brillante e personaggi complessi Il ritmo può rallentare in alcune stagioni
Satira sociale feroce su media, politica e ambizione Alcuni subplot e comprimari rimangono in ombra
Finale coerente con il tono generale della serie La visione cinica può risultare opprimente o alienante