L’AI come amica in Sunny
Sunny riflette molto bene sui termini in cui si è parlato dell’AI in questi mesi, da quando è apparsa soprattutto nell’ambiente creativo e industriale dell’audiovisivo. Anzi fin dai tempi di Black Mirror che segnò un prima e un dopo nella serialità: la tecnologia non è buona o cattiva, lo sono gli esseri umani che vanno ad utilizzarla per i propri scopi (o per scopi futuri, visto che di presente futuristico si parla). Siamo a Kyoto, condita da una fotografia e dei colori che esprimono proprio questo setting futuristico. Suzie vi si è trasferita per lavoro e lì ha conosciuto Masa Sakamoto (Hidetoshi Nishijima, già apprezzato in Drive My Car), che lei sapeva si occupasse di frigoriferi e invece scopre fosse un progettista robotico. Sunny (con la voce di Joanna Sotomura) prova a starle accanto e a farle superare il lutto-non-lutto – mentre la suocera impicciona e giudicante, Noriko (Judy Ongg), non si dà per vinta e crede che figlio e nipote siano ancora vivi. Tra donna e robot nascerà una strana amicizia e si ritroveranno anche a collaborare per scoprire la causa della scomparsa della famiglia di Suzie, la cui verità cela forse altri pericolosi segreti aziendali.
L’AI come nemica
È così che Suzie e Sunny vengono a conoscenza di varie persone legate all’azienda e non solo: la barista Mixxy (annie the clumsy), Hime (You) e il robottista Yuki Tanaka (Jun Kunimura), tutti personaggi coloriti e sopra le righe e che gravitavano intorno alla famiglia Sakamoto senza che necessariamente i suoi membri lo sapessero. Suzie è cinica e ha messo un muro verso gli altri ancor prima della scomparsa dei suoi cari, Sunny invece è ingenua e pura come un bambino appena nato – o almeno così sembra – ed è stata programmata da Masa a immagine e somiglianza della moglie e delle sue abitudini e caratteristiche, proprio per starle vicino. Dieci episodi da mezz’ora che, tra alti e bassi, mostrano le ripercussioni dell’intelligenza artificiale sulla società, in una serie talmente ibrida da risultare alquanto surreale e respingente a tratti. Proprio perché ha un’identità così volatile, infatti, rischia di lasciare gli spettatori perplessi su cosa stiano effettivamente guardando.
L’AI come rimedio alla solitudine
Creata da Katie Robbins, diretta da Lucy Tcherniak e basata sul libro Dark Manual del pluripremiato scrittore irlandese di origine giapponese Colin O’Sullivan, Sunny parla di solitudine e di come la tecnologia possa diventare uno strumento per combatterla. Basti pensare a come internet e i social network abbiano cambiato i rapporti tra le persone parecchio distanti l’una dall’altra o che si sentivano tali. Allo stesso tempo bisogna riuscire sempre a distinguere i rapporti virtuali tra quelli reali, almeno finché i primi non diventano anche i secondi. Nel serial non ci sono solo tutte le sottotrame di un sottobosco che Suzie scopre e che nemmeno sapeva esistesse ma soprattutto la consapevolezza che per sentirsi un po’ meno soli a volte bisogna semplicemente avere il coraggio di fare il primo passo. Inoltre lo show parla di come non bisogni demonizzare la tecnologia e l’intelligenza artificiale, anche se era una “lezione” già impartita (meglio) da Black Mirror.
Conclusioni
Come abbiamo spiegato nella recensione, Sunny è una thriller comedy con elementi fantascientifici che strizza l’occhio a Black Mirror provando a non demonizzare lo sviluppo ed il progresso tecnologico, compresa l’intelligenza artificiale, ma piuttosto gli esseri umani dietro le macchine. Nel farlo e nel raccontare questa storia di elaborazione del lutto – espressa anche attraverso i colori e gli ambienti – che è anche un mystery condito di dark humour propone un prodotto ibrido e unico, che potrebbe lasciare interdetto il pubblico e che allo stesso tempo lo porta con sé in un viaggio alla scoperta dell’animo e dell’intelletto umani.
PERCHÉ CI PIACE
- Rashida Jones e il cinismo di Suzie e il carattere quasi opposto di Sunny.
- I personaggi coloriti che popolano il suo “nuovo” mondo.
- I temi dell’elaborazione del lutto e della solitudine.
- I colori e la fotografia della Kyoto futuristica.
COSA NON VA
- La serie può risultare davvero strana e surreale, forse un po’ troppo.
- Forse troppe tematiche e sottotrame sul fuoco.