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T2 Trainspotting: recensione del ritorno di Renton, Sick Boy, Spud e Begbie

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T2 Trainspotting riprende le vite di Renton, Sick Boy, Spud e Begbie vent’anni dopo gli eventi del cult di Danny Boyle del 1996. Mark Renton torna a Edimburgo dopo anni trascorsi lontano, ritrovando i suoi vecchi amici e nemici. Ciò che emerge è un mosaico di vite spezzate, ossessioni mai guarite e una città che sembra cambiata solo in superficie.

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Nostalgia e ferite aperte

Il film non cerca di replicare il successo del primo, ma di raccontare cosa resta di una generazione cresciuta troppo in fretta. Spud è ancora intrappolato nella dipendenza, Sick Boy vive di espedienti e rancore, Begbie è più violento che mai. Renton, con il peso dei tradimenti passati, cerca redenzione, ma scopre che il tempo non guarisce tutto.

La narrazione è intrisa di nostalgia: le vecchie musiche, le location familiari e i continui richiami al film originale fanno da contrappunto a un racconto sull’invecchiare e sul non riuscire a sfuggire ai propri demoni.

Danny Boyle tra stile e malinconia

Boyle conserva la sua regia nervosa e sperimentale, ma la colora di malinconia. Sequenze visive ipnotiche si alternano a momenti più intimi e riflessivi, creando un equilibrio tra l’energia giovanile del passato e la stanchezza esistenziale del presente. La fotografia cupa e vibrante cattura perfettamente lo spirito del film.

Cosa funziona

  • L’onestà nel trattare la nostalgia, senza edulcorare il passato.

  • Interpretazioni intense, con Ewan McGregor e Robert Carlyle che regalano momenti memorabili.

  • Regia coraggiosa, che mantiene lo stile originale adattandolo alla maturità dei personaggi.

Dove inciampa

  • Meno incisivo del primo film, che resta inarrivabile come icona culturale.

  • Ritmo altalenante, con alcune sequenze che si trascinano.

  • Dipendenza dalla nostalgia, che rischia di appesantire chi non ha visto il primo capitolo.

Bilancio finale

T2 Trainspotting è un film che parla di ricordi, fallimenti e amicizie tossiche che sopravvivono al tempo. Non cerca di superare l’originale, ma di dialogare con esso, restituendo una riflessione malinconica e sincera sull’età adulta e sulla difficoltà di cambiare davvero.

Il nostro voto

★★★☆☆ 3,5 su 5
Un ritorno imperfetto ma necessario: più cupo, nostalgico e umano. Non un capolavoro come il primo, ma un degno compagno di viaggio.


Pro & Contro

Aspetti positivi Aspetti negativi
Regia di Boyle sempre ispirata Non regge il confronto con l’originale
Cast impeccabile, con McGregor e Carlyle Ritmo a volte discontinuo
Nostalgia trattata con autenticità Dipendenza dai riferimenti al primo film

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