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Top Gun: Maverick – Il ritorno che non sapevamo di volere… ma che ci ha colpiti dritti al cuore

  • Categoria dell'articolo:Recensioni film

C’erano mille motivi per temere un ritorno di Top Gun. Troppo tempo passato, troppe aspettative, troppa nostalgia rischiosa. E invece Top Gun: Maverick è riuscito dove pochi altri sequel hanno osato: non solo ha rispettato il mito, ma l’ha rilanciato con potenza, cuore e una cura quasi artigianale per lo spettacolo puro.

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Un Maverick invecchiato, ma mai domato

Pete “Maverick” Mitchell è ancora lì, tra cielo e terra, più fedele a sé stesso che mai. Non è diventato un ammiraglio, non ha fatto carriera: ha scelto la velocità, la sfida, l’istinto. E proprio per questo, quando viene richiamato alla Top Gun per addestrare una nuova generazione di piloti per una missione suicida, sa di avere ancora qualcosa da dare. Ma il vero conflitto non è con i nemici là fuori, bensì con il tempo che passa, con il senso di colpa, con le scelte fatte e quelle mai affrontate.

Azione pratica e realismo: una lezione di cinema

La regia di Joseph Kosinski punta tutto sulla concretezza. Niente CGI esagerata, niente voli di fantasia. Gli aerei volano davvero, le sequenze sono girate con attori in cabina, e lo spettatore lo percepisce. Ogni manovra, ogni virata, ogni battito d’ali a Mach 10 è vera, fisica, travolgente. Si esce dalla sala con le mani sudate e il cuore che batte.

Questo non è solo un film d’azione: è un film che sente l’azione. E lo fa con un rispetto quasi religioso per la professione dei piloti e per ciò che significa rischiare tutto a ogni decollo.

Emozione, ritmo e… lacrime

Ma Top Gun: Maverick non si limita a farci sussultare. Sa quando rallentare, sa quando guardare indietro. Il rapporto tra Maverick e Rooster (il figlio del compianto Goose) è costruito con delicatezza, tra tensioni irrisolte e un’eredità difficile da gestire. E poi c’è Val Kilmer. Un cameo breve, silenzioso, ma commovente come pochi momenti recenti sul grande schermo.

La musica, la fotografia, la sceneggiatura: tutto funziona. È un film classico nella struttura, ma moderno nell’esecuzione. Non cerca di stravolgere, ma di esaltare. E lo fa alla grande.

Perché consigliamo Top Gun: Maverick?

Consigliamo Top Gun: Maverick perché è una lezione di cinema d’intrattenimento fatto bene. È uno di quei film che ti fanno venire voglia di applaudire alla fine, che ti fanno uscire dalla sala con il sorriso e un pizzico di malinconia. Non serve aver visto il primo film (ma se l’hai visto, sarai ancora più dentro la storia). Serve solo lasciarsi trasportare.

È Tom Cruise all’apice del suo carisma, è un racconto universale sul coraggio, sul tempo che fugge, sull’importanza di non perdere sé stessi. Ed è, soprattutto, un film che sa emozionare senza forzature.

E voi?

Avete volato anche voi con Maverick? Vi ha colpiti di più l’azione o la parte emotiva? Fatecelo sapere nei commenti: siamo curiosi di sapere chi ha versato la prima lacrima tra un decollo e l’altro.

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