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Untamed: recensione del thriller ambientale tra Yosemite, mistero e silenzi inquietanti

Untamed segue il ranger Kyle Turner (Eric Bana), agente del National Park Service, mentre indaga sulla morte sospetta di una giovane donna precipitata da El Capitan, nel maestoso Yosemite. Con l’aiuto della ranger alle prime armi Naya Vasquez (Lily Santiago), Turner si immerge in un’indagine che libera tensioni nascoste tra natura incontaminata, drammi personali e segreti rimossi.

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Paesaggi come personaggi principali

La forza narrativa della serie risiede innanzitutto nell’ambientazione: le montagne, le foreste e le pareti verticali dello Yosemite diventano scenografie affascinanti e “vive”. Ogni inquadratura catapulta lo spettatore in un contatto quasi sensoriale con la wilderness, creando un contrasto potente con i lati oscuri della vicenda.

Personaggi sospesi tra trauma e ricerca di verità

Kyle Turner è un uomo segnato dal passato e dal senso di colpa, credibile nella sua solitudine e fissazione sull’indagine. Lily Santiago è un’interessante novità: una donna sognante e determinata, una guida emotiva e professionale nel cammino di Turner. Sam Neill, nel ruolo del superiore, aggiunge peso e spessore con la sua presenza controllata e paterna.

Cosa funziona

  • Fotografia e sonoro immersivi: l’uso del paesaggio, del suono della natura e del silenzio è impattante.

  • Dinamica tra veterano e rookie: Turner e Vasquez creano un interessante equilibrio di esperienza e ingenua speranza.

  • Sintesi tra crime e dramma umano: la trama diventa occasione per esplorare i traumi di Turner e le tensioni del parco.

Dove inciampa

  • Mistero prevedibile: nella sua prima struttura, la vicenda risulta familiare e poco sorprendente.

  • Supporting cast in ombra: personaggi come l’ex-moglie e i ranger secondari non trovano piena espressione.

  • Tono retrò senza innovazione: lo stile anni ’90 a volte rinuncia a sfumature più contemporanee di tensione.

Bilancio finale

Untamed è una miniserie dal fascino smisurato: fatta di bellezza naturale e lotta interiore, racconta un’indagine che è anche un viaggio nell’anima. Colpisce per l’ambientazione, convince per la performance di Bana e l’affiancamento delicato di Santiago. Sebbene arrivi a conclusioni prevedibili, il valore della serie risiede nella sua estetica e nella capacità di trasformare un thriller in una piccola epopea personale.

Il nostro voto

★★★☆☆ 3,5 su 5
Consigliata se ami i crime in natura, i ritmi riflessivi e le atmosfere potenti. Manca di colpi di scena, ma resta un’esperienza visiva e umana da provare.


Pro & Contro

✅ Aspetti positivi ❌ Aspetti negativi
Ambientazione mozzafiato che diventa protagonista Mistero troppo convenzionale
Buona chimica tra protagonista e co-protagonista Personaggi secondari poco approfonditi
Emozioni autentiche e tensione sottile Ritmo retrò che può sembrare lento

 

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